Archivi di persone

Edoardo D'Onofrio

1917 - 1979

Storia istituzionale/amministrativa, nota biografica

Edoardo D'Onofrio nacque a Roma il 10 febbraio 1901 da Pietro e da Giulia Di Manno. Il padre morì due anni dopo lasciando la famiglia in pessime condizioni economiche. D'Onofrio cominciò quindi a lavorare all'età di sette anni mentre frequentava le scuole elementari. Concluso il ciclo elementare frequentò per due anni un corso di disegno per aggiustatori meccanici alla scuola artieri. Lavorò come garzone, apprendista fabbro ferraio e poi come tornitore e aggiustatore presso diverse officine della capitale; divenne quindi amministratore della Federazione giovanile socialista e del suo settimanale «L'Avanguardia». Fu suo maestro alle scuole elementari Giuseppe D'Amato, membro della Camera del lavoro di Roma e futuro fondatore dell'Unione dei socialisti romani, che contribuì ad avvicinarlo alla politica. All'età di dodici anni D'Onofrio si iscrisse, mentendo sull'età, alla Federazione giovanile socialista militando in vari circoli della capitale e fondandone uno, il Karl Liebknecht, nel suo quartiere (Santa croce - tramvieri). Nel 1917 venne arrestato per la prima volta nel corso di una manifestazione per la pace e alla fine dell'anno entrò a far parte del comitato centrale della Fgs schierandosi con la corrente di sinistra che si ispirava alla rivoluzione russa. L'anno successivo entrò nel Partito socialista e venne arrestato per la seconda volta per aver distribuito volantini antimilitaristi. Processato davanti al Tribunale militare venne assolto. Nel 1921 fu al congresso di Livorno, partecipò alla fondazione del Partito comunista d'Italia e assunse compiti di direzione della Federazione giovanile comunista. Nel 1922 si recò a Mosca al IV congresso dell'Internazionale. Al rientro in Italia venne subito arrestato e trascorse sei mesi in carcere. Una volta liberato partì clandestinamente per Mosca per frequentare l'Istituto Tolmaciov di Pietrogrado. Non concluse il corso di studi in quanto richiamato in Italia nel 1925 per organizzare la Federazione giovanile comunista, di cui diresse il giornale «L'Avanguardia» fino alla chiusura da parte delle autorità fasciste. In seguito alle leggi eccezionali del 1926 passò in clandestinità , prese parte nel 1927 al consiglio nazionale di Basilea del Pci dove venne incaricato di partecipare alla costituzione del Centro interno del Partito con Luigi Longo e Girolamo Li Causi. Arrestato nel 1928 venne condannato dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato a 12 anni e 6 mesi di reclusione e a tre anni di libertà vigilata. Scontò la pena a Fossombrone, dove gli venne applicato il regime di segregazione cellulare, e successivamente nei penitenziari di Parma e Civitavecchia. Approfittò della reclusione per continuare la sua formazione e svolse attività politica tra i detenuti. Liberato in seguito all'amnistia del 1934, riuscì ad espatriare illegalmente nel giugno 1935 e si rifugiò in Francia. Partecipò come delegato al VII congresso dell'Internazionale comunista, al VI congresso dell'Internazionale giovanile e alla conferenza sindacale di Mosca. Rientrato in Francia nel 1936 venne cooptato nel comitato centrale del Partito e incaricato di occuparsi dei quadri. Nel 1937, su sua insistenza, ottenne di partire per la Spagna dove diventò uno dei dirigenti della Commissione stranieri lavorando insieme ad Andrè Marty e a Palmiro Togliatti. Rimase in Spagna fino al 1939, all'indomani della battaglia della Catalogna, riparando poi nuovamente in Francia e portando in salvo l'archivio delle Brigate internazionali. Nel 1939 accompagnò a Mosca una delegazione di ex combattenti delle Brigate internazionali invalidi e ammalati. Durante la guerra rimase in Urss, lavorando inizialmente con Marty alla Sezione quadri dell'Internazionale e successivamente con Togliatti. Assunse la responsabilità di una sezione propaganda radio, partecipò alle trasmissioni di Radio Milano-libertà e entrò a far parte del Centro del partito. Nel 1943 venne incaricato della direzione del lavoro politico tra i prigionieri italiani e assunse la direzione de «L'Alba» periodico diffuso nei campi di prigionia. Alla partenza di Togliatti per l'Italia rimane a dirigere il Centro estero del partito. Rientrò in Italia nel 1944 e fu inviato con Li Causi a riorganizzare il partito in Sicilia. Nel 1945 si trasferì a Roma dove venne eletto segretario delle federazione provinciale romana e successivamente anche segretario regionale per il Lazio e per l'Abruzzo. Nel 1948 venne fatto segno di una campagna di stampa che lo presentava come aguzzino dei prigionieri di guerra italiani in Urss. Denunciò gli estensori del libello per calunnia. La causa venne discussa nella primavera estate del 1949 e si concluse con l'assoluzione dei denunciati. Nel 1954 in seguito all'elezioni di D'Onofrio alla vicepresidenza della Camera si accese un'altra campagna stampa che riprendeva le accuse del 1948; venne richiesta la sua rimozione dalla carica istituzionale e fu presentata una denuncia penale da Vanni Teodorani e Guglielmo Guglielmi. L'inchiesta si concluse nel 1957 con un non luogo a procedere. Nel dopoguerra ricoprì diversi incarichi di partito: venne eletto alla direzione al VI (1948) e al VII congresso (1951). Fece parte della Segreteria tra il 1946 e l'inizio del 1947 e successivamente dal 1949 al 1955; all'VIII congresso (1956) uscì dalla segreteria, dalla direzione e dal comitato centrale e venne nominato alla commissione centrale di controllo di cui fu vicepresidente. Al IX congresso (1960) venne nuovamente eletto al Cc, del quale fece parte fino alla sua morte. Fra il settembre 1944 e l'estate del 1945 diresse la sezione di organizzazione per passare dal 1948 alla direzione della sezione quadri (poi quadri e scuole) di cui mantenne la responsabilità fino al 1956. Dal 1960 al 1962 fu il responsabile della sezione enti locali. Ricoprì inoltre cariche pubbliche sia locali che nazionali. Dal 1946 al 1958 fu infatti consigliere comunale a Roma. Fu membro della Consulta nazionale e deputato alla Costituente. Senatore di diritto nella prima legislatura e deputato per le successive tre legislature (alle elezioni del 1953 ottenne a Roma 90.000 voti di preferenza); nella II legislatura venne inoltre eletto vicepresidente della Camera dei deputati. Morì a Roma il 14 agosto 1973.

Storia archivistica

Dopo la morte di D'Onofrio, l'archivio che si trovava nella sua abitazione viene portato presso la direzione del Pci. Si occupò del trasferimento Giovanni Aglietto dell'ufficio archivio del Pci. Nel 1996 il fondo D'Onofrio, insieme all'archivio del Pci, viene versato alla Fondazione Gramsci, dove già precedentemente erano stati versati 17 fascicoli in copia, come si legge nella Guida degli archivi della Fondazione istituto Gramsci (1994). Tra le carte dell'archivio di D'Onofrio è stato ritrovato un elenco di consistenza, rilegato in volume, compilato da Aglietto che "fotografa" la documentazione così come è stata acquisita dal Pci. Tale elenco però non corrisponde allo stato dell'archivio prima dell'ultimo ordinamento. Il fondo infatti è stato parzialmente riordinato dall'ufficio archivio del Pci. In particolare una parte della documentazione afferente all'attività di D'Onofrio nella Federazione comunista romana, di cui fu segretario, è stata stralciata e inclusa tra le carte dell'archivio Pci. A causa dell'impossibilità di individuare con certezza questi fascicoli ormai ordinati nell'archivio Pci non è stato possibile reintegrarli tra le carte personali di D'Onofrio, al quale appartenevano in origine. Nel 2008 è stato effettuato un lavoro di mappatura del fondo, che ha costituito un'utile base informativa per il lavoro di schedatura e ordinamento definitivi. L'archivio si presentava conservato in 69 buste e al termine del lavoro la consistenza delle carte è risultata essere di 516 fascicoli conservati in 81 buste.


Insieme all'archivio è stato versato alla Fondazione il fondo librario di D'Onofrio costituito da 1200 volumi e 900 opuscoli.


 

Modalità di acquisizione

L'archivio è stato donato alla Fondazione Gramsci dal Partito democratico della sinistra nel 1994, assieme all'archivio del Pci.

Criteri di ordinamento

L'archivio è ordinato in 8 serie:

Carte personali 1917-1966
Discorsi e scritti 1924-1973
Federazione giovanile comunista italiana 1928 - 1973
Brigate internazionali 1936-1973
Radio Milano Libertà 1941 - 1973
Armir 1941 - 1967
Attività di Partito 1944-1973
Post mortem 1973-1979

Condizioni d'accesso

L'archivio è liberamente consultabile nel rispetto della normativa archivistica vigente e del regolamento interno della Fondazione Gramsci.
L'archivio ha ricevuto la dichiarazione di notevole interesse storico dalla Sovrintendenza archivistica del Lazio il 21 settembre 1994.

strumenti di ricerca

Inventario informatizzato online a cura di Delia Miceli.


Linda Giuva (a cura di), Guida agli archivi della Fondazione Istituto Gramsci di Roma, Roma, Editori Riuniti, 1994, pp. 75-79;

Riferimenti bibliografici

E. D'Onofrio, M. Palermo, Vogliamo un'inchiesta sul disastro dell'Armir: discorsi pronunciati al Senato della Repubblica il 5 e il 6 luglio 1948, Roma, CDS, 1948 G. Mastino Del Rio, In difesa dei reduci di Russia, Roma, Centro Assistenza Militare, 1949 La tragedia dell'Armir nelle arringhe di Giuseppe Sotgiu e Mario Paone al processo D'Onofrio, prefazione di M. Ferrara, Milano, Milano-sera editrice, 1950 E. D'Onofrio, La funzione della federazione giovanile nella fondazione e nella costituzione del PC, s.l., s.n., 1970 ID., I comunisti italiani nella guerra di Spagna: convegno nazionale, La Spezia, 8-9 maggio 1971 "La pineta", testimonianza di Edoardo D'Onofrio, Roma, Morara, 1971 ID., Le giovani generazioni nella storia del Partito comunista italiano, s.l., s.n., 1971 ID., Una vita per il partito. Pagine inedite del compagno Edoardo D'Onofrio, Roma, 1975 R. Martinelli, ad vocem, in F. Andreucci, T. Detti, Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico. 1853-1943, II, Roma, Editori Riuniti, 1976, pp. 244-247 E. D'Onofrio, Per Roma, a cura di G. Gozzini, prefazione di P. Bufalini, Milano, Vangelista editore, 1981 M.T. Giusti, I prigionieri italiani in Russia, Bologna, Il Mulino, 2003.

Unità di descrizione collegate

Archivio del PCI, conservato presso la Fondazione Gramsci

Note

Scheda descrittiva a cura di Cristiana Pipitone