Archivi di persone

Nadia Gallico e Velio Spano

1927 - 2005

Storia istituzionale/amministrativa, nota biografica

Velio Spano (Teulada, 1905-Roma, 1964) crebbe nel centro minerario di Guspini, in Sardegna, dove entrò in contatto con le idee socialiste. Trasferitosi a Cagliari e poi a Roma per motivi di studio, si iscrisse alla FGCI nel 1923 e l'anno successivo entrò a far parte dei gruppi dirigenti della Federazione giovanile nel Lazio. Dopo aver guidato i Gruppi universitari comunisti di Roma e Torino, nel 1927 entrò in clandestinità a causa del definitivo consolidarsi della dittatura fascista. Arrestato e proposto per il confino, fu condannato dal Tribunale Speciale di Roma a 6 anni di carcere, scontando la sua pena tra il 1928 e il 1932. Scarcerato, fu nuovamente inseguito da un mandato d'arresto nel 1933 e fu costretto ad espatriare in Francia, dove fu tra i dirigenti del Centro estero del PCd'I a Parigi con compiti di collegamento con gli emigranti italiani. Nel 1934 Spano scrisse, sotto lo pseudonimo di Paolo Tedeschi (che poi utilizzò per tutta la clandestinità), un appello per la liberazione di Antonio Gramsci assieme all'intellettuale francese Romain Rolland. Si recò poi in Egitto (1935) per compiere un lavoro di propaganda tra i soldati italiani diretti a Suez e, negli anni successivi, tornò diverse volte in Italia per svolgere missioni clandestine. Recatosi in Spagna allo scoppio della guerra civile, fece parte dello Stato maggiore del generale Juan Modesto, occupandosi di trasmissioni radio (come Radio Milano) che gli permetteranno di farsi ascoltare anche in Italia. Rientrato a Parigi alla fine del 1937, assunse l'incarico della direzione de «L'Unità» con Mario Montagnana, fece attività politica a sostegno del Fronte Popolare francese ed organizzò una scuola di Partito in Lorena. Nel 1939 fu inviato in Tunisia per rinsaldare i legami con il governo francese e per svolgere attività propagandistica tra la folta comunità italiana di Tunisi. Ebbe contatti con Maurizio Valenzi, Silvano e Ferruccio Bensasson, i fratelli Loris, Ruggero, Diana e Nadia Gallico (che sposò nel 1939) e Marco Vais, tutti iscritti al Partito comunista tunisino, fondando anche il periodico «Il Giornale», poi sequestrato e soppresso. Allo scoppio della guerra il PCT entrò in clandestinità e Spano fu rinchiuso - insieme ad altri comunisti - nel campo di concentramento di Sbeitla, dove rimase fino alla caduta di Parigi. Velio Spano e la moglie Nadia riorganizzarono il PCT stabilendo contatti con gollisti, socialisti francesi e con il partito arabo Neo-Destour di Bourghiba per lottare contro il governo collaborazionista di Vichy, ma il Partito fu nuovamente investito da un'ondata di arresti: Spano sfuggì alla cattura e fu condannato a morte in contumacia. Quando le truppe italiane invasero la Tunisia nel 1942, Spano svolse un intenso lavoro di propaganda tra le truppe organizzando nuclei comunisti. Rientrò in Italia solo in seguito alla liberazione della Tunisia, nel 1943, riassumendo la direzione de «l'Unità» e dirigendo il PCI nell'Italia liberata insieme a Maglietta, Reale e Marroni. Al Congresso di Bari, con la delegazione comunista, sostenne la posizione di socialisti e azionisti per l'immediata abdicazione del re, poi ripensata dopo la "svolta di Salerno" della primavera del '44. Dopo la liberazione diresse l'edizione romana de «l'Unità» fino al 1946, rappresentò la Direzione del PCI al 2° Congresso del Comitato regionale sardo del Partito, fu membro della Direzione provvisoria del PCI e della Consulta nazionale per la Costituente. Sottosegretario all'agricoltura del 1° governo De Gasperi (1946-1947), era già entrato a far parte della Direzione e del Comitato centrale del Partito comunista (1945). Eletto alla Costituente per la Sardegna, divenne segretario del PCI sardo fino al '57, svolgendo numerose lotte sindacali e bracciantili e impegnandosi per il rinnovamento sociale dell'isola. Alle elezioni del 1948 fu eletto senatore (poi riconfermato alle successive elezioni) e l'anno successivo fu inviato da «l'Unità» in Cina. Il suo impegno internazionale fu ufficializzato dal suo ingresso nella Sezione Esteri (1956), di cui divenne responsabile, e dalla sua segreteria del Movimento italiano per la Pace (1958). Il suo interesse per l'Africa, dovuto anche alla sua passata esperienza in Tunisia, lo portò a seguire molto da vicino il processo di decolonizzazione del continente, scrivendo, a questo proposito, il libro "Risorgimento africano" (1960). Nel 1961, criticò la scelta "continuista" di Togliatti a proposito della linea "antistaliniana" inaugurata da Nikita Chruscev nel 1956. Morì a Roma il 7 ottobre 1964.
Nadia Gallico (Tunisi, 1916 -Roma, 2006), crebbe a Tunisi in una famiglia italiana comunista e antifascista. Conobbe Velio Spano al suo arrivo in Tunisia nel 1938, sposandolo l'anno successivo. Iscritta al Partito comunista tunisino, lo riorganizzò durante la clandestinità e fu in prima linea nella lotta politica contro il governo di Vichy. Con Clelia Barresi e Gilda Meimon fu attiva nella propaganda tra la comunità italiana di Tunisi e fu condannata da un Tribunale Speciale per il suo impegno nella Resistenza al regime di Vichy e all'occupazione nazista della Francia. Come il marito Velio, anche Nadia si sottrasse alla cattura raggiungendo fortunosamente l'Italia meridionale liberata dagli Alleati. Dopo la Liberazione fu tra le 21 donne elette all'Assemblea Costituente e fu parlamentare comunista tra il 1948 e il 1958. Tra le fondatrici dell'Unione Donne Italiane (UDI), fu tra le promotrici dei cosiddetti "treni della felicità", un'iniziativa dell'UDI che promuoveva l'affidamento temporaneo di bambini del sud - vittime di conseguenze belliche, calamità naturali e disagio sociale - ad alcune famiglie dell'Italia centrale. Da quest'esperienza nacque un libro, intitolato "Cari bambini vi aspettiamo con gioia", che la stessa Nadia Gallico Spano scrisse con Angiola Minella e Ferdinando Terranova. Nadia diresse anche il settimanale «Noi Donne» fino al 1945 e fu a capo dell'Unione Donne Sarde fino al 1958. Fu molto attiva nella direzione dell'ANPPIA (Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti) e si occupò di politica internazionale entrando nella Sezione Esteri nel 1970: intraprese alcuni viaggi nell'Europa dell'Est (Cecoslovacchia) e in Africa (Algeria, Tunisia, Senegal, Somalia e Sahara Occidentale), solidarizzando con i movimenti di liberazione delle colonie portoghesi e incontrando leader politici come il senegalese Senghor e il tunisino Burghiba. Scrisse un'autobiografia intitolata "Mabrùk" (augurio arabo che significa "benedetto"), pubblicata poco tempo prima della sua morte. E' deceduta a Roma il 19 gennaio del 2006.

Storia archivistica

Il fondo di Velio Spano e Nadia Gallico è unico e indivisibile. Le carte che vi sono conservate sono strettamente legate tra loro e i documenti dell'uno integrano quelli dell'altra e viceversa, creando un vero e proprio archivio "di coppia". Il fondo ripercorre non solo l'attività politica di entrambi, ma anche la loro vita personale, presentando una saldatura tra i carteggi di Velio e di Nadia e rendendo inscindibile la massa documentaria. La documentazione raccolta dai due coniugi è stata ordinata da entrambi, ma l'attuale composizione è dovuta al lavoro di Nadia, che ha curato il fondo fino alla sua scomparsa.

Modalità di acquisizione

Donato dalla famiglia il 13 gennaio 2014

Criteri di ordinamento

L'archivio è ordinato in 13 serie:

  1. Carte personali
  2. Corrispondenza
  3. Scritti e discorsi
  4. Antifascismo
  5. Tunisia
  6. Esteri e Movimento per la pace
  7. Sardegna
  8. Attività politica
  9. Questione femminile
  10. Federazione nazionale stampa italiana (FNSI)
  11. Materiale per la biografia intitolata "Velio Spano. Vita di un rivoluzionario di professione" di A. Mattone (1978)
  12. Miscellanea
  13. Morte

Condizioni d'accesso

L'archivio è liberamente consultabile nel rispetto della normativa archivistica vigente e del regolamento interno della Fondazione Gramsci.

condizioni di riproduzione

Riproduzione soggetta ad autorizzazione della Fondazione Gramsci.

strumenti di ricerca

Inventario informatizzato online a cura di Gabriele Siracusano e Delia Miceli

Riferimenti bibliografici

V. Spano, Risorgimento africano, Roma, Editori Riuniti, 1960; ù

A. Mattone, Velio Spano. Vita di un rivoluzionario di professione, Cagliari, Edizioni della Torre, 1978;

A. Minella, N. Gallico Spano, F. Terranova, Cari Bambini, vi aspettiamo con gioia: il movimento di solidarietà popolare per la salvezza dell'infanzia negli anni del dopoguerra, Milano, Teti, 1980;

N. Gallico Spano, Mabrùk. Ricordi di un'inguaribile ottimista", Cagliari, AMeD edizioni, 2005;

M. Orrù e C. Dore (a cura di), Velio e Nadia Spano, due vite per la democrazia, Cagiari, ANPPIA, 2008.

Unità di descrizione collegate

Archivio del Partito comunista italiano;
Archivio Ruggero Gallico e Eliane Hassid Gallico.