Tatiana Apollonovna Schucht (Татьяна Аполлоновна Шухт, Tat'jana Apollonovna Šucht) nacque a Samara il 15 gennaio 1887. Nel 1894 si trasferì con la famiglia a Ginevra, poi, dal 1903, a Montpellier. Qui ultimò gli studi superiori e iniziò a frequentare i corsi universitari della facoltà di medicina. Alla fine del 1908, la famiglia Schucht si trasferì a Roma; qui, agli inizi del 1909, Tatiana si iscrisse alla facoltà di scienze naturali conseguendo la laurea il 21 luglio 1913, relatore G.B. Grassi. Alla fine dello stesso anno si iscrisse alla Facoltà di medicina, frequentando i corsi fino al 1917, ma sostenendo un solo esame. Al periodo universitario, risalgono probabilmente il suo incontro con Livia Lollini, figlia di Vittorio, deputato socialista, e con Nilde Perilli, compagna di studi della sorella Eugenia, che le aiutò nell'apprendimento dell'italiano. Dal 1912 insegnò matematica e scienze (dal 1920 anche francese) all'Istituto internazionale Crandon, impartendo contemporaneamente anche lezioni private. Nel 1914 ebbe una breve esperienza come redattrice all'Istituto internazionale di Agricoltura. Tra il 1915 e il 1916 prestò servizio come infermiera al Policlinico "Umberto I" di Roma. Nel 1916 si propose come insegnante per una scuola di bambini malarici di Ariccia presso cui prestava servizio anche Nilde Perilli. Nell'ottobre 1916, quando il padre e il fratello Vittorio decisero di tornare a Mosca, scelse di rimanere in Italia. In questi anni, furono assai scarsi i contatti con la famiglia, cambiando con frequenza casa. Nel febbraio 1925 fu rintracciata a Roma, affittuaria della famiglia Schreider, da Antonio Gramsci, incaricato da Giulia di ritrovare la sorella. Probabilmente su sollecitazione del cognato, iniziò a collaborare come traduttrice con l'Ambasciata sovietica a Roma. Tradusse dal russo la Teoria del materialismo storico di Bucharin, utilizzato da Gramsci per le dispense di scuola di partito. Nell'ottobre 1925, all'arrivo a Roma delle sorelle Giulia ed Eugenia, visse con loro e il piccolo Delio nella casa di Via Trapani 12. Nei giorni successivi l'arresto di Gramsci, si recò più volte a Via Morgagni 25 per recuperare gli scritti e i volumi lì conservati. Nel maggio 1927 si recò per la prima volta a Milano per incontrare Gramsci detenuto a S. Vittore, ma si ammalò e fu ricoverata all'Ospedale maggiore per quattro mesi. Riuscì ad incontrare Gramsci solo il 5 settembre. Dopo questo primo colloquio, riuscì ad avere ripetuti incontri con il cognato fino al gennaio 1928 quando, a causa di una polmonite, fu nuovamente ricoverata fino al mese di maggio. Nel giugno dello stesso anno, in seguito al trasferimento di Gramsci a Roma per il «processone», rientrò nella capitale dove ebbe alcuni colloqui con lui prima della partenza per Turi. Nel settembre 1928 si trasferì a Milano, impiegata presso la Rappresentanza commerciale sovietica. Nell'ottobre 1928 incontrò per la prima volta Piero Sraffa. Nel dicembre 1928 si recò a Turi, da dove scrisse le prime relazioni sulle condizioni carcerarie di Gramsci. Nel marzo 1929 fu nuovamente a Turi, poi tornò a Roma per ripartire nel mese di dicembre e rimanere a Turi fino al giugno 1930. A questo mese risale l'incontro con Gennaro Gramsci, giunto a Turi per visitare il fratello. Per questa prolungata assenza fu licenziata dalla Rappresentanza milanese; nel luglio 1930 tornò a vivere a Roma, prima presso la famiglia Schreider, poi presso la famiglia Perilli, ricominciando ad impartire lezioni private. Nel 1932, nonostante i ripetuti solleciti di Sraffa, non si recò a Turi; nel settembre dello stesso anno, iniziò le pratiche per sottoporre Gramsci a una visita specialistica. Tornò a Turi nel gennaio 1933 dove rimase fino all'agosto e dove nel marzo 1933 incontrò il prof. Uberto Arcangeli, giunto nella cittadina pugliese per visitare Gramsci. Si occupò insieme a Sraffa delle pratiche necessarie all'applicazione del decreto di amnistia e indulto. Con il trasferimento di Gramsci nella Clinica Cusumano di Formia, iniziò a visitare il cognato tutte le domeniche. Nel novembre 1934 si fece ricoverare per dieci giorni nella stessa clinica, avendo così contatti giornalieri con Gramsci. Dopo la sua morte, si occupò delle pratiche per la cremazione e la sepoltura, acquistando a nome della famiglia Schucht la tomba presso il Cimitero acattolico. Mise inoltre in salvo tutta la documentazione prodotta da Gramsci negli anni della detenzione che affidò all'Ambasciata sovietica per inviarla a Mosca. Iniziò, senza ultimarla, la stesura di un catalogo dettagliato degli argomenti trattati nei Quaderni. Fino al settembre 1938 continuò la corrispondenza con Sraffa; nel dicembre dello stesso anno tornò a Mosca. Il 25 febbraio 1939 partecipò alla prima riunione della «Commissione per il patrimonio letterario di Antonio Gramsci», sostituita poi dalla sorella Eugenia. Continuò ad impartire lezioni private a casa, senza riuscire a trovare altro tipo di impiego. Durante la guerra richiese di essere impiegata come infermiera al fronte, ma la domanda gli fu negata per via delle sue cagionevoli condizioni di salute. Nel 1941 si rifugiò con la famiglia a Frunze (oggi Bikek) in Kirghisia, dove morì di tifo addominale nel 27 settembre 1943.
L'archivio è ordinato in 4 serie:
Inventario a cura di Eleonora Lattanzi.
Linda Giuva (a cura di), Guida agli archivi della Fondazione Istituto Gramsci di Roma, Roma, Editori Riuniti, 1994, pp. 125-126
P. Sraffa, Lettere a Tania per Gramsci, a cura di V. Gerratana, Roma, Editori Riuniti, 1991;
A. Gramsci, T. Schucht, Lettere 1906-1935, a cura di A. Natoli e C. Daniele, Torino, Einaudi, 1997;
A. Gramsci jr., I miei nonni nella rivoluzione, Roma, Edizioni Riformiste, 2010.