Archivi di persone

Celso Ghini

1944 - 1981

Storia istituzionale/amministrativa, nota biografica

Conosciuto anche con il nome di battaglia di Francesco Campofosco (o più semplicemente "Campo", come amava firmare i suoi editoriali per «l'Antifascista»), Celso Ghini nacque a Bologna l'8 dicembre 1907, tredicesimo e ultimo figlio di famiglia operaia, figlio di Enrico Ghini e Amedea Bettini. A soli 11 anni, dopo aver terminato l'istruzione elementare, entrò in bottega come garzone artigiano e successivamente fu impiegato come operaio nella manifattura calzaturiera e nei laboratori metallurgici. Iniziò la sua militanza antifascista nel 1924 all'interno di un gruppo antifascista clandestino. Lo stesso anno fu arrestato con l'accusa di attentato ai poteri dello Stato e di organizzazione dell'insurrezione armata, ma fu assolto per insufficienza di prove. Nel 1925 aderì alla Federazione giovanile comunista e nel 1926, a seguito di altri arresti subiti, si diede alla clandestinità. Con l'approvazione delle leggi eccezionali del regime, fu condannato al confino di polizia per tre anni, in contumacia. Nel 1927, Ghini si trasferì a Mosca, dove ebbe modo di studiare scienze politiche e sociali presso la scuola di partito. Nel 1929 entrò nel Comitato centrale clandestino della Federazione giovanile comunista a Parigi e da allora iniziarono i suoi viaggi e la permanenza illegale in Italia, fino a quando il 30 marzo 1931 venne arrestato a Milano e deferito al Tribunale speciale. Fu condannato a 17 anni di reclusione per attività politica antifascista più un anno per diserzione, non essendosi presentato alla chiamata sotto le armi perché latitante all'estero.
Scontò cinque anni e sei mesi di prigionia per via delle amnistie e dei condoni e sette di confino tra Ponza, le Isole Tremiti e Ventotene. Proprio a Ventotene, conobbe Slavka Deskovic (poi conosciuta come Luisa Ghini), partigiana jugoslava cui sarà legato affettivamente sino alla morte. Dalla loro unione nasceranno 2 figli, Enrico e Sergio. Nell'agosto del 1943 fu liberato e dopo l'8 settembre ricevette dal comando militare del Cln l'incarico di coordinare il movimento partigiano dell'Umbria e delle Marche maceratesi, entrando nel triumvirato insurrezionale delle Marche. Dopo la liberazione, dal 1947 al 1955, lavorò come vice responsabile della Sezione di organizzazione del PCI e dal 1955 al 1957 fu ispettore regionale del Pci per il Piemonte. Dal 1957 al 1959 fu segretario della Federazione provinciale del Pci di Bologna e, in seguito, responsabile del Comitato di coordinamento regionale per l'Emilia. Fu membro effettivo del Comitato centrale del Pci dal 1948 al 1960 e della Commissione centrale di controllo dal 1960 al 1966, ricoprendo il ruolo di segretario di quest'ultima dal 1960 al 1963. Nel 1963 divenne responsabile dell'Ufficio elettorale del Pci (dal 1972 Ufficio elettorale e statistica), a cui il suo lavoro resta indissolubilmente legato. Ne fanno fede le sue pubblicazioni ("Il voto degli italiani" nel 1975, "L'Italia che cambia" e "Il terremoto del 15 giugno" nel 1976), vere e proprie analisi del voto nelle tornate elettorali italiane dal 1946 al 1975. Collaboratore assiduo de «l'Unità» e di «Rinascita», Ghini fu, inoltre, dirigente nazionale dell'Associazione nazionale partigiani e perseguitati politici italiani antifascisti, di cui diresse per anni il periodico «l'Antifascista». Morì a Roma il 13 dicembre 1981, all'età di 74 anni.

Storia archivistica

L'archivio contiene le carte che Celso Ghini conservava nella sua abitazione di Roma. Al momento della donazione, la maggior parte delle carte risultava raccolta in fascicoli con titoli originali. Tutte le unità archivistiche sono state mantenute integre, ordinate cronologicamente al loro interno e divise in sei serie. Nei casi di fascicoli privi di titolo originale, è stato attribuito un titolo archivistico e in altri casi è stato necessario integrare il titolo non aderente al contenuto del fascicolo. La numerazione dei fascicoli è unica e progressiva per l'intero fondo. Per ogni fascicolo sono stati rilevati il titolo, gli estremi cronologici, il contenuto e l'eventuale presenza di sottofascicoli. Sono stati indicizzati i nomi di persona e degli enti segnalati nelle schede inventariali. Alcuni fascicoli sono stati ricondizionati. La descrizione del contenuto è stata svolta a livello analitico.

Modalità di acquisizione

Donato dalla famiglia.
Le carte sono state donate alla Fondazione Gramsci dal figlio Sergio il 4 maggio 2010, non ordinate e prive di strumenti di ricerca.

Criteri di ordinamento

L'archivio è ordinato in sei serie:

  1. Saggi, articoli e carte personali
  2. Organizzazione
  3. Tesseramento
  4. Elezioni
  5. Sezione 'Problemi dello Stato' e terrorismo
  6. Rassegna stampa

Condizioni d'accesso

L'archivio è liberamente consultabile nel rispetto della normativa archivistica vigente e del regolamento interno della Fondazione Gramsci

condizioni di riproduzione

Riproduzione soggetta ad autorizzazione della Fondazione Gramsci

strumenti di ricerca

Inventario informatizzato online a cura di Sebastian Mattei

Riferimenti bibliografici

Celso Ghini, in Persone di storia e memoria di Bologna (http://www.storiaememoriadibologna.it/ghini-celso-498298-persona).

C. Ghini, Il voto degli italiani, 1975, Editori Riuniti, Roma.

Id., L'Italia che cambia, 1976, Editori Riuniti, Roma.

Id., Il terremoto del 15 giugno, 1976, Feltrinelli, Bologna.

È morto Celso Ghini: 60 anni di battaglie di un comunista moderno, da L'Unità del 14 dicembre 1981.

Slavka Deskovic era una partigiana jugoslava. Al confino a Ventotene incontra il Pci. Comincia lì la sua avventura italiana. Tutti la conoscono come Luisa Ghini, da L'Unità del 10 febbraio 1989.

Unità di descrizione collegate

Archivio del Partito comunista italiano;

Celso Ghini, in Archivio del Partito comunista italiano, Ufficio quadri, Biografie.


- Celso Ghini, in Anagrafe dell'Anppia (http://www.anppia.it/anagrafe/ghini-celso).


Archivio storico delle donne "Camilla Ravera", Carte di donne, fasc. 7. "Ghini"