Archivi di persone

Vera Marzot

1953 - 2011 - con documentazione del 1844

Storia istituzionale/amministrativa, nota biografica

Vera Marzot nasce a Milano il 22 giugno 1931 da Aldo e Rina Bordoni. Terminati gli studi classici, si sposa giovanissima e segue un corso per infermieri specializzati lavorando nel reparto di Chirurgia infantile dell'Ospedale Maggiore di Bologna. Terminata l'esperienza matrimoniale, di brevissima durata, si trasferisce, appena ventenne, a Roma, dove si iscrive all'Università internazionale di studi sociali. Dovendosi mantenere agli studi, concorre e vince una borsa di studio indetta dal Centro sperimentale di cinematografia per la Sezione Costume, che si rivela un'esperienza deludente ma che le vale l'ingresso nel mondo del cinema, ancor prima di terminare il corso (che non riuscirà a superare). Il suo esordio avviene nel 1958 accanto al costumista Beni Montresor nel film Pia de' Tolomei, di Sergio Grieco. Negli anni seguenti lavora in qualità di assistente di altri costumisti: per Pietro Zuffi ne Il Generale della Rovere (Roberto Rossellini, 1959), per Flavio Mogherini ne Il Magistrato (Luigi Zampa, 1959), per Dario Cecchi ne I delfini (Francesco Maselli, 1960). Con Urlatori alla sbarra (Lucio Fulci, 1960) inizia a firmare i costumi. Alterna film leggeri a produzioni di maggiore spessore: si ricordano tra gli altri: Il vigile (Luigi Zampa, 1960), Gerarchi si muore (Giorgio Simonelli, 1960), Un giorno da leoni (Nanni Loy, 1962), Eva (Joseph Losey, 1962), L'isola di Arturo (Damiano Damiani, 1962). Un' importante svolta professionale arriva grazie alla collaborazione con Piero Tosi. Dopo una prima collaborazione nel film A cavallo della tigre (Luigi Comencini, 1961), i due si incontrano agli inizi del 1962 alla sartoria Anna Mode di Roma, dove Tosi è alla ricerca di un assistente per Il gattopardo: da questo momento inizierà uno stimolante periodo di apprendistato con il celebre costumista che segnerà indelebilmente la sua carriera. Durante la lavorazione de Il gattopardo accanto a Tosi si occupa di disegnare le scarpe e i gioielli dei principi, gli abiti della servitù e le uniformi dei combattenti garibaldini. La Marzot assorbe con entusiasmo tutti gli insegnamenti che quell'esperienza ha da offrirle, in quella che lei stessa considera la sua vera Accademia. Durante la lavorazione de Il gattopardo conosce Umberto Tirelli, occupato nel recupero di vestiti usati da trasformare in autentici capi di fine Ottocento per pastori e contadini. La Marzot e Tirelli (che nel 1964 fonderà l'omonima sartoria divenuta in breve tempo un punto di riferimento per registi di fama internazionale) si incroceranno più volte nel corso della loro carriera, per la realizzazione dei costumi per gli spettacoli o l'organizzazione di mostre in giro per l'Italia e nel mondo. Gli insegnamenti appresi sul set de Il gattopardo verranno applicati anche per I compagni (Mario Monicelli, 1963), opera di tutt'altro tenore, nel quale compare per la prima volta come coautrice insieme a Tosi. Sarà coautrice di Tosi anche nei film successivi realizzati insieme: Le belle famiglie (Ugo Gregoretti, 1964), La donna scimmia (Marco Ferreri, 1964), Matrimonio all'italiana (Vittorio De Sica, 1964), Le sorelle Materassi (Mario Ferrero, 1972). La collaborazione con Tosi la porterà a lavorare per molte importanti produzioni teatrali viscontiane. Dopo l'esordio nel teatro nel 1964 con la piéce Oh che bella guerra per la Compagnia Morelli-Stoppa, è chiamata infatti ad affrontare le impegnative regie liriche di Visconti, sempre esigente nelle sue richieste per la messinscena e per i costumi: il Don Carlo di Verdi (Roma, Teatro dell' Opera, 1965), Der Rosenkavalier (Londra, Covent Garden, 1966), La traviata (Londra, Covent Garden, 1967), La monaca di Monza (Cesena, Teatro Bonci, 1967) e le produzioni cinematografiche La caduta degli dei (1969) e Gruppo di famiglia in un interno (1974). Il lavoro di costumista non è la sola attività della Marzot: intorno alla prima metà degli anni Settanta scrive sceneggiature per diverse produzioni radio-televisive in coppia con la scrittrice ungherese Edith Bruck. Tra queste sono le produzioni Rai Chi è Emmeline Pankhrust?, un programma radiofonico sulla vita della femminista britannica e una serie di sceneggiati in cinque puntate che raccontano le vicende di altrettante banditesse italiane dell' Ottocento (1976). Nel 1976 la morte di Luchino Visconti rappresenta per la Marzot, e per tutti i collaboratori del regista, la perdita di un importante punto di riferimento. Si misura, allora, con altre attività: insieme a Umberto Tirelli allestisce due mostre dedicate al regista scomparso (Visconti's film costumes exibition, Sydney 1976; Visconti: il cinema, Teatro Municipale di Reggio Emilia, Novembre 1977) e si rifugia nella sartoria dell'amico per sperimentare l'uso di nuovi materiali che saranno utilizzati da altri per la realizzazione di costumi, come quelli di Ezio Frigerio per Norma (Opera di Vienna, 1977). Nel 1977 inizia la collaborazione con Luca Ronconi, a cominciare da L' anitra selvatica (Prato, Teatro Metastasio, 1977), per proseguire, tra le altre, con L'uccellino azzurro (Reggio Emilia, Teatro municipale, 1979), Manon Lescaut (Bonn, Grosses Haus, 1982), Spettri (Spoleto, XXV Festival dei Due Mondi, 1982). Nel 1983 decide di dedicarsi alla passione per la pittura e si iscrive all' Institut Superiéur de peinture Van Der Kelen-Logelain a Bruxelles, dove si specializza nelle tecniche del faux-marbre, faux-bois, trompe-l'oeil ed apre un piccolo studio a Trastevere. L'impegno nel teatro le farà diradare le collaborazioni nel mondo del cinema, tra le quali si ricordano quelle sporadiche per alcuni film e serie TV diretti da Terence Hill (Don Camillo, 1983; Lucky Luke, 1992; Botte di Natale, 1994). Continuerà la collaborazione con Ronconi negli spettacoli al Teatro alla Scala di Milano dove sperimenterà nuove tecniche, creando costumi in cui si fondono elementi di epoche diverse costruiti con fantasiosi accostamenti tessili e cromatici. Dal 1985 al 1997 lavora all' Aida, al Fetonte, all' Oberon, al Guglielmo Tell, alla Tosca e al Lodoiska. Oltre a Ronconi sono molti i registi che nel corso degli anni richiedono la sua opera: Gabriele Lavia per Il vero amico (12° festival teatrale di Borgio Verezzi, 1978), Sandro Sequi per Il ritratto di Manon (Firenze, Teatro comunale, 1981) e Machbet (Napoli, Teatro San Carlo 1984), Michael Hampe per Il ratto dal Serraglio (Colonia, Oper der stadt, 1991), Mario Monicelli per Il principe Barbablù (Napoli, Teatro san Carlo, 1997), Maurizio Scaparro per La venexiana (Parigi, Théatre de les Italiens, 2000), Gigi Dall'Aglio per Intimo (Perugia, Teatro della Sapienza, 2002), e tanti altri. Dal 2002 al 2011 occupa la cattedra di Storia della moda e del costume presso la Facoltà di Design e Arti dell'Università IUAV di Venezia. Nel 2008 insegna anche al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e alla Scuola dell'Opera italiana di Bologna. Dal 2000 viene nominata membro della giuria dell' Ente David di Donatello per il conferimento dei premi annuali ai cineasti italiani, ruolo che ricoprirà sino alla sua morte, avvenuta a Roma il 20 febbraio 2012.

Storia archivistica

L'archivio è stato versato privo di strumenti di corredo, raccolto in 15 scatoloni contenenti le carte, in parte condizionate in fascicoli miscellanei e in parte sciolte. Erano presenti anche alcuni fascicoli originali contenenti materiale per lo studio di opere teatrali o amministrativo-burocratico. Al loro arrivo in Fondazione le carte sono state suddivise e condizionate in oltre duecento fascicoli dal contenuto spesso disomogeneo ed è stato stilato un elenco di versamento dei fascicoli. Successivamente si è proceduto ad uno studio delle carte e alla ricostruzione della biografia del soggetto produttore. A questo punto è stata realizzata una schedatura analitica di tutti i fascicoli, segnalando numero di corda, titolo, estremi cronologici, contenuto, numero della busta o della scatola contenente il fascicolo. Tenendo conto dello stato di disordine delle carte, si è cercato di organizzare la documentazione seguendo come filo conduttore le attività svolte da Vera Marzot nel corso della sua vita. Una volta individuate le 7 serie (2 delle quali divise in sottoserie) si è passati all'ordinamento e alla fascicolazione delle carte sciolte o contenute nei fascicoli miscellanei e all'ordinamento di tutti i fascicoli secondo le serie stabilite. I fascicoli originali non hanno subito stralci. Nella stesura dell' inventario si è optato per una descrizione analitica a livello di fascicolo. Al termine del lavoro è stata redatta la cronologia delle produzioni (cinematografiche, teatrali, televisive), delle diverse attività svolte (mostre, docenze etc.) e dei premi ricevuti, accessibile da questa scheda.

Modalità di acquisizione

L' archivio è stato donato dal fratello Marzio Marzot nel 2012

Criteri di ordinamento

L'archivio è stato ordinato in 7 serie: Documentazione personale Teatro Cinema Televisione Altre attività Documentazione Materiale a stampa, fotografie, VHS e CD-ROM

Condizioni d'accesso

L'archivio è liberamente consultabile nel rispetto della normativa archivistica vigente e del regolamento interno della Fondazione Gramsci.

condizioni di riproduzione

Riproduzione soggetta ad autorizzazione della Fondazione Gramsci.

strumenti di ricerca

Inventario informatizzato online a cura di Silvia De Lorenzis.

Riferimenti bibliografici

Per la bibliografia si rimanda a: Crespi Morbio VittoriaVera Marzot alla Scala, Torino, Società editrice Umberto Allemandi & Co., 2012 e a Silvia de Lorenzis,"Reinventare la realtà". Costumi e carte nell'archivio di Vera Marzot, tesi di laurea discussa il 26 marzo 2015 presso l'Università "La Sapienza" di Roma, relatore prof.ssa Linda Giuva, Facoltà di Lettere e Filosofia, Dipartimento di Scienze Documentarie, linguistico-filologiche e geografiche (la tesi è conservata presso la Fondazione Gramsci). 

Il fondo bibliografico di Vera Marzot è depositato presso la Biblioteca Chiarini del Centro Sperimentale di Cinematografia. 

Unità di descrizione collegate

Archivio Luchino Visconti e archivio Piero Tosi posseduti dalla Fondazione Gramsci; fondo bibliografico presso la Biblioteca Chiarini del Centro Sperimentale di Cinematografia.

allegati

[Cronologia delle opere]