Archivi di persone

Giovanni Berlinguer

16 maggio 1930 - 04 maggio 2015

Storia istituzionale/amministrativa, nota biografica

La famiglia Berlinguer tra Sassari e Roma: l'infanzia in Sardegna, gli studi e l'ingresso in politica (1924-1969)


Giovanni Berlinguer nacque a Sassari il 9 luglio 1924, secondogenito di Mario e Mariuccia Loriga. Un albero genealogico, quello dei Berlinguer, con radici nobiliari profonde, ben radicate nella storia del capoluogo logudorese [1]. Il padre Mario, avvocato e pubblicista, aveva ereditato lo studio legale di famiglia insieme al fratello Aldo. Di posizioni repubblicane e demoliberali, aveva abbracciato presto la causa antifascista e nel 1924 era stato eletto senatore del Regno nelle liste del Partito democratico italiano di Giovanni Amendola [2]. La madre Mariuccia era figlia dell'igienista Giovanni Loriga, medaglia d'oro della Società italiana di medicina del lavoro - che aveva contribuito a fondare - e dell'Opera nazionale invalidi di guerra. Nel 1930 Loriga fu delegato dal governo italiano alla conferenza di Johannesburg sulla silicosi, quindi collaboratore del Bureau international du travail a Ginevra presso la Società delle nazioni [3]. Insieme al nome di battesimo, Giovanni Berlinguer avrebbe ereditato dal nonno materno la passione per la scienza e molti degli interessi cui avrebbe dedicato i suoi studi e le sue ricerche negli anni della maturità. La vicinanza dei Berlinguer ai circoli antifascisti sassaresi - nutriti «più di dignitosa estraneità che di solerte opposizione al regime» [4] - condizionò l'infanzia di Giovanni e del fratello Enrico, di due anni più grande, trascorsa «in quel relativo isolamento proprio di chi era ai margini del regime, stretto nella cerchia dei legami familiari e delle amicizie scelte» [5]. Un ambiente «di borghesia illuminata e colta - come lo ha descritto Chiara Valentini, biografa di Enrico - con forti tradizioni risorgimentali, di ispirazioni liberal-socialista, e dove la politica è il pane quotidiano» [6]. La spensieratezza giovanile e i precoci interessi politici dei fratelli Berlinguer si scontrarono presto con il dramma domestico della malattia della madre: Mariuccia Loriga morì di encefalite epidemica nel 1936 a soli 42 anni, dopo un lungo periodo di infermità e poche settimane prima del dodicesimo compleanno del figlio Giovanni. Un evento drammatico che avrebbe scosso i Berlinguer e riempito la loro casa di un'«aria di tragedia», come avrebbe affermato il professore Salvatore Brigaglia, docente di Enrico, con riferimento alle «facce assenti, disperate dei due ragazzi» [7]. Scavando tra le memorie della sua infanzia sassarese, Giovanni avrebbe ricordato le letture dei «vecchi libri della biblioteca politica di nonno Enrico conservati da zio Ettore […]: l'edizione del Manifesto dei comunisti accompagnata dal saggio di Antonio Labriola […], le Memorie di Garibaldi, I doveri dell'uomo di Mazzini, i testi anarchici di Bakunin e Max Nordau» [8].


Con la caduta del fascismo, Mario Berlinguer tornò alla politica attiva [9]. Si trasferì a Roma con la famiglia, dove Giovanni avrebbe iniziato gli studi all'Università di Roma, terminati nel 1952 con il conseguimento della laurea in medicina. Il percorso accademico subì alcuni rallentamenti a causa degli incarichi ricoperti nell'Unione internazionale degli studenti, organizzazione studentesca fondata a Praga il 27 agosto 1946, di cui Berlinguer fu prima segretario, poi presidente, tra il 1949 e il 1953. Il soggiorno cecoslovacco si concluse bruscamente - come avrebbe affermato lo stesso dirigente del Pci molti anni più tardi - quando il governo italiano decise di ritirargli provvisoriamente il passaporto [10].


Rientrato definitivamente in Italia, Berlinguer operò all'interno della Federazione romana del Pci, presiedendo dal 1954 la ricostituita Commissione culturale [11]. A Roma si occupò di studiare le questioni sanitarie più incombenti della città, legate alla mortalità e alle emergenze igieniche nelle borgate, al cattivo funzionamento delle strutture ospedaliere, ai problemi di salute dei lavoratori, iniziando a collaborare assiduamente con gli organi di stampa del partito come avrebbe continuato a fare per tutta la sua vita lavorativa.


Nella seconda metà degli anni Cinquanta Berlinguer avviò un percorso lungo due direttrici - una politica, una professionale - che non avrebbero mai viaggiato su binari paralleli, incrociandosi e sovrapponendosi più volte. Sviluppò un ventaglio di interessi ampio e trasversale, tale da abbracciare più ambiti di studio, dalla medicina sociale alla biologia, dalla fisiologia del lavoro industriale alla parassitologia, dalla storia della medicina alla bioetica.


Dal 1° novembre 1955 fu assistente volontario presso la cattedra di igiene all'Università di Siena. Conseguì l'abilitazione alla libera docenza in medicina sociale nel 1958 e, nello stesso anno, diede alle stampe il suo primo volume monografico, Automazione e salute: problemi medico-sociali del progresso tecnico, edito per la "Collana di studi sui problemi medico-sociali" dell'Istituto italiano di medicina sociale. Negli anni a seguire la sua produzione letteraria sarebbe cresciuta regolarmente: nel 1959 pubblicò La medicina è malata (Bari, Laterza), con Severino Delogu; nel 1960 uscì la prima edizione di Borgate di Roma (Roma, Editori riuniti), un'inchiesta sulle problematiche sociali e sanitarie nei quartieri della Capitale scritta a quattro mani con Piero Della Seta; nel 1961, sempre per Editori riuniti, pubblicò La macchina uomo, mentre è dell'anno successivo l'inchiesta su Malattie e igiene del lavoro degli autoferrotranvieri (Roma, Istituto italiano di medicina sociale); nel 1964 fu la volta di Aphaniptera d'Italia: studio monografico (Roma, Il Pensiero scientifico) e di La sanità pubblica nella programmazione economica: 1964-1978 (Roma, Leonardo edizioni scientifiche). Alle monografie si aggiungevano gli interventi sulle riviste specialistiche nazionali ed estere, nonché una lunga serie di partecipazioni a convegni in ambito scientifico e culturale.


---


Nel 1958 Giovanni sposò la regista e sceneggiatrice Giuliana Ruggerini, da cui avrebbe avuto tre figli, Luisa, Mario e Lidia. Dopo essere stato supplente di Antonio Tizzano presso l'Università di Napoli , Berlinguer assunse l'incarico di assistente del parassitologo Ettore Biocca presso l'Università di Roma. Nel 1964 conseguì l'abilitazione alla docenza di igiene. Per l'assegnazione di una cattedra, tuttavia, avrebbe dovuto aspettare. L'anno successivo entrò in Consiglio provinciale a Roma. L'impegno durò per i successivi cinque anni vissuti tra i banchi dell'opposizione alle giunte presiedute dai democristiani Ettore Ponti e Girolamo Mechelli.


 


2. Medicina e politica: la carriera accademica, il Pci e l'attività parlamentare (1969-1991)


Nel 1969, terminata l'esperienza di consigliere provinciale, gli fu assegnata la cattedra di medicina sociale presso l'Università di Sassari. Il nuovo e prestigioso incarico coincise con il ruolo di responsabile per la ricerca scientifica nella Sezione culturale del Pci e con l'ingresso nel Comitato centrale del partito, di cui Berlinguer avrebbe fatto parte fino al suo scioglimento, nel 1991. Sono eventi cruciali nella carriera politica e accademica del medico sassarese, cui avrebbe affiancato la consueta produzione libraria sui temi scientifici affrontati nelle sue ricerche e la costante collaborazione negli organi di stampa del partito. Già nel 1968 aveva pubblicato Sicurezza e insicurezza sociale, lavoro edito da Leonardo edizioni scientifiche e «basato sui saggi elaborati nel periodo 1963-1967», in cui raccolse alcuni suoi contributi - «nati in diverse occasioni, ma scritti fin dall'inizio con l'intenzione di ordinarli in volume» - sul tema della sicurezza sociale [12].


Nel 1969 pubblicò Psichiatria e potere (Roma, Editori riuniti) - successivamente tradotto in spagnolo e portoghese - e curò la raccolta di saggi La salute nelle fabbriche (Bari, De Donato), ristampata più volte tra il 1973 e il 1975. La collaborazione con Editori riuniti proseguì anche nel 1970, con la stampa di Politica della scienza, in cui sottolineò l'utilità di una convergenza tra scienza e politica, intesa «non come un'esigenza di "incontro al vertice", ma come un processo che deve coinvolgere, insieme a tutti i lavoratori della ricerca, stimolati nella loro attività creatrice, milioni di uomini, interessati sempre più direttamente ad assicurare alle forze progressive la guida delle immense potenzialità positive della scienza e della tecnica» [13]. Il richiamo all'unità dei professionisti della scienza non era, tuttavia, da tradursi in esaltazione dello "scientismo", poiché egli ritenne sempre che non fosse possibile «trattare i problemi scientifici prescindendo dalle strutture della società in cui essi si presentano» [14]. Berlinguer sarebbe tornato sul tema dei rapporti tra politica e scienza nel 1973 quando decise di raccogliere alcuni dei suoi contributi più significativi in Medicina e politica, volume di discreto successo edito da De Donato nella collana "Temi e problemi", ristampato nel 1974 e nel 1976, tradotto in lingua spagnola dalla casa editrice messicana Círculo de estudios nel 1977. L'opera scaturì dalla volontà di redigere un «testo organico di medicina sociale», insegnamento che - segnalava l'autore nella premessa al volume - andava diffondendosi nelle università, raggiungendo un pubblico più ampio rispetto a quello composto da soli specialisti. Alle elezioni politiche del 7 e 8 maggio 1972 Berlinguer fu candidato per la prima volta alla Camera dei deputati nella circoscrizione di Cagliari, risultando eletto. Insediatosi a Montecitorio, partecipò ai lavori della Commissione VIII Istruzione e belle arti fino al 10 luglio 1974, per poi concludere la legislatura nella Commissione XIX Igiene e sanità pubblica.


Collaboratore assiduo dell'Istituto Gramsci, fu tra gli animatori del convegno "Scienza e organizzazione del lavoro", svolto a Torino nel giugno 1973. La conferenza si poneva sulla scia di una considerevole serie di iniziative intorno ai problemi dello sviluppo politico, economico e sociale italiano che l'Istituto aveva patrocinato tra il 1956 e il 1971. Nella relazione generale svolta con Adalberto Minucci, Berlinguer analizzò lo stato del modello organizzativo che per tutto il Novecento aveva caratterizzato l'industria occidentale, valorizzando le riflessioni gramsciane su "americanismo" e "rivoluzione passiva", sottolineando la crisi degli elementi di fordismo e taylorismo più duri da sradicare, osservando come in Italia le tendenze al rinnovamento dell'organizzazione del lavoro si fossero scontrate con una crisi più ampia, in cui convergevano fattori economici, sociali e politici [15]. Nella sua analisi critica del capitalismo italiano e internazionale Berlinguer non trascurava le problematiche ambientali derivanti da una politica di sfruttamento intensivo delle risorse naturali. In un Pci ancora diviso sull'argomento e ben lontano dall'abbracciare la battaglia ecologista, fu tra i primi ad interessarsi delle conseguenze dell'azione umana sull'ambiente; una sensibilità riscontrabile nel suo contributo all'Almanacco Pci '73, intitolato Il massacro capitalista [16], ma anche nei numerosi saggi che avrebbe dedicato al tema nel corso degli anni Settanta. Nel suo archivio sono anche conservate le bozze dattiloscritte di un lavoro dal titolo Ecologia e comunismo, concluso nel 1972, ma mai pubblicato [17].


Nel 1975 Berlinguer ottenne la cattedra di igiene del lavoro della Facoltà di medicina dell'Università di Roma, ateneo al quale il dirigente comunista fu storicamente legato e in cui avrebbe insegnato per ventiquattro anni. Iniziò una fase molto produttiva sotto ogni punto di vista, che portò contributi importanti da considerarsi vere e proprie pietre miliari nella sua bibliografia, quali Malaria urbana: patologia delle metropoli (Feltrinelli, 1976), la nuova edizione del già citato Borgate di Roma (Editori riuniti, 1976), Gli infortuni sul lavoro dei minori, inchiesta condotta con Luca Cecchini e Ferdinando Terranova (Il Pensiero scientifico, 1977). Alle consultazioni politiche del 20 e 21 giugno 1976 Berlinguer fu rieletto alla Camera dei deputati, dove venne confermato nella Commissione XIX Igiene e sanità pubblica. La legislatura fu caratterizzata dal cosiddetto "governo della non sfiducia" o "governo di solidarietà nazionale", presieduto da Giulio Andreotti , che ottenne la fiducia in Parlamento anche grazie all'astensione del Pci, di cui era segretario dal marzo 1972 il fratello Enrico.


Tra le tante discussioni affrontate nel corso della legislatura (come quella per una legge che normasse l'interruzione di gravidanza) spiccava il dibattito sul Servizio sanitario nazionale, il sistema di accesso universale alle cure che avrebbe sostituito il vecchio impianto mutualistico. Il dibattito avrebbe coinvolto molte voci autorevoli di medici-politici, tra cui Alessandro Seppilli, Augusto Giovanardi, Giulio Maccacaro e lo stesso Berlinguer, protagonisti di quella stagione oggi per lo più dimenticati. Berlinguer seguì attentamente ogni passaggio dell'iter legislativo tanto da potersi considerare uno dei padri del Servizio sanitario nazionale. La legislatura terminò prematuramente nel 1979 e il Pci subì una forte flessione nelle consultazioni del 3 e 4 giugno 1979, ma Giovanni Berlinguer fu comunque rieletto alla Camera, partecipando alle attività della Commissione VIII Istruzione e belle arti. Un incarico in linea con i nuovi impegni di partito, che lo vedevano a capo della Sezione scuola e università.


Nel 1983 Berlinguer fu eletto segretario regionale del Pci nel Lazio, avvicendandosi alla guida della Sezione scuola e università con Aureliana Alberici [18]. Alle elezioni politiche del 26 e 27 giugno fu candidato al Senato ed eletto nel Collegio di Iglesias. A Palazzo Madama entrò a far parte della 7a Commissione permanente Istruzione pubblica, dove operò per l'intera legislatura. Dal 1985 al 1987 fu consigliere comunale a Roma. In occasione delle elezioni politiche del 14-15 giugno 1987, fu confermato al Senato, eletto nel Collegio di Livorno, alternandosi tra i lavori della 13a Commissione permanente Territorio, ambiente, beni ambientali (1° agosto 1987 - 27 settembre 1989) e quelli della 12a Commissione permanente Igiene e sanità (27 settembre 1989 - 22 aprile 1992). Dall'8 novembre 1988 al 31 dicembre 1989, inoltre, partecipò alle attività della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle condizioni di lavoro nelle aziende.


 


3. Dopo il Pci: l'attività politica dopo la Bolognina, l'impegno nelle organizzazioni internazionali, la bioetica (1991-2015)


Nel 1991, in seguito alla nascita del Partito democratico della sinistra, Berlinguer aderì alla svolta promossa da Occhetto ed entrò a far parte della Direzione nazionale del Pds. Seguì, nel 1998, il passaggio ai Democratici di sinistra, dove fu tra gli esponenti più autorevoli della corrente "Per tornare a vincere", guidata da Fabio Mussi. Nel 2001 fu candidato alla Segreteria, quale rappresentante dell'ala sinistra del partito. Al Congresso di Pesaro - il secondo nella storia dei Ds, tenutosi dal 16 al 18 novembre - la sua proposta ottenne il 34,1% dei voti, contro il 61,8% del candidato "centrista" Piero Fassino. Nonostante la sconfitta alle elezioni politiche dello stesso anno e i dissidi interni che ne scaturirono, Berlinguer restò nei Ds fino al maggio 2007 quando, divenuti sempre più evidenti i segnali di un imminente scioglimento, si unì a Mussi e ad altri esponenti contrari alla nascita del Partito democratico che confluirono in Sinistra democratica.


Pochi anni prima, in occasione delle elezioni europee del 12 e 13 giugno 2004, Berlinguer era stato candidato nella Circoscrizione dell'Italia centrale per la lista Uniti nell'Ulivo, risultando eletto con 148.000 preferenze. In questa sede aderì al Partito socialista europeo e, in qualità di deputato più anziano, si trovò a presiedere l'assemblea nelle sedute che precedettero l'elezione dei presidenti Josep Borrell nel 2004 e Hans-Gert Pöttering nel 2007. Nel Parlamento europeo fu membro della Commissione per la cultura e l'istruzione, della Delegazione alla commissione parlamentare mista Ue-Messico e della Delegazione per le relazioni. Inoltre, fu membro sostituto della Commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare.


Gli anni Novanta coincisero con un maggiore impegno di Berlinguer all'interno delle istituzioni nazionali per la salute: fu responsabile del primo Piano sanitario nazionale dal 1992 al 1995 e membro del Consiglio sanitario nazionale dal 1994 al 1996. In questo decennio Berlinguer approfondì intensivamente lo studio della bioetica e, più in generale, delle questioni etiche attinenti alla professione scientifica. Un interesse nato sul finire degli anni Ottanta e reso pubblico in occasione del convegno della Fondazione Gramsci di Roma intitolato "Questioni di vita. Scienza, etica e diritto" (11-13 marzo 1988). In quella occasione, Berlinguer coniò per la prima volta la distinzione tra "bioetica quotidiana" e "bioetica di frontiera", tema che avrebbe avuto ampia diffusione negli anni a venire, anche in campo internazionale [19]. Nello stesso anno scrisse il saggio Bioetica della riproduzione, contenuto nel volume Figli della scienza: la riproduzione artificiale umana, curato da Valentina Lanfranchi e Sandro Favi per la collana "I Cirri" di Editori riuniti [30]. L'attenzione per le problematiche etiche della procreazione anticipò la pubblicazione nel 1991 di Questioni di vita: etica, scienza, salute, con cui Berlinguer fornì un primo contributo di carattere generale sul rapporto tra etica e salute. Tra i contenuti più importanti vi furono i riferimenti al quadro normativo italiano in materia e alla sensibilità delle figure professionali sanitarie verso i diritti del paziente, analizzati, come di consueto, sia da un punto di vista medico che politico. «Uno dei grandi pregi del libro di Giovanni Berlinguer - avrebbe sostenuto Paolo Vineis nella sua recensione al volume - è proprio il continuo riferimento ad entrambi questi piani […]. Per questo il libro è da consigliare ai giovani medici e agli studenti» [21].


Dal 1992 al 1995 fu vicepresidente del Comitato nazionale per la bioetica (Cnb), organo consultivo istituito presso la Presidenza del Consiglio il 28 marzo 1990, con «funzioni di consulenza presso il Governo, il Parlamento e le altre istituzioni, […] di informazione nei confronti dell'opinione pubblica sui problemi etici emergenti con il progredire delle ricerche e delle applicazioni tecnologiche nell'ambito delle scienze della vita e della cura della salute» [22]. Nel 1993 Berlinguer fondò il Corso di perfezionamento in bioetica presso l'Università "La Sapienza" [23], mentre è del 1997 l'uscita di Etica della salute [24]. Nelle vesti di presidente del Cnb - incarico ricoperto nel triennio 1999-2001 - prestò molta attenzione alle questioni di "bioetica quotidiana", ampiamente trattate nell'omonimo volume del 2000, tradotto in inglese nel 2003 [25].


Congedatosi dalla docenza ordinaria nel 1999, moltiplicò il suo impegno nelle organizzazioni internazionali. Si è già detto della sua esperienza di deputato al Parlamento europeo per il quinquennio 2004-2009, cui si aggiunse l'impegno nel Comitato internazionale di bioetica dell' Unesco (2001-2007) e nella Commissione sui determinanti sociali della salute dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (2005-2008). Fu relatore del primo progetto che avrebbe portato alla Dichiarazione universale sulla bioetica e i diritti umani dell'Unesco nel 2005. Professore onorario della Universidad Autonoma de Santo Domingo (1992), doctor honoris causa della Université de Montréal (1996) e dell'Università di Brasilia (1996), nel 2001 fu insignito della medaglia di benemerito della scienza e della cultura italiana dal presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, mentre nel 2002 fu designato quale professore emerito dell'Università "La Sapienza". Morì a Roma il 6 aprile 2015, dopo una lunga malattia, all'età di 90 anni.


[1] Cfr. Fondazione Gramsci (d'ora in poi FG), Archivio Giovanni Berlinguer (d'ora in poi AGB), La famiglia Berlinguer, relazione di Manlio Brigaglia al convegno dell'Università di Sassari su Enrico Berlinguer, 18 giu. 2004, fasc. 1, b. 1. [2] Durante la campagna elettorale, contrassegnata anche in Sardegna dalle violenze perpetrate dagli squadristi del regime, il futuro senatore del Regno era caduto vittima di un attentato a Ploaghe, al termine di un comizio, cfr. Francesco M. Biscione, Berlinguer, Mario, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 34, 1988, pp. 376-378: 377. Per una biografia di Mario Berlinguer, si veda Massimiliano Paniga, Mario Berlinguer: avvocato, magistrato e politico nell'Italia del Novecento, Milano, Franco Angeli, 2017. [3] Mario Crespi, Loriga, Giovanni, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 66, 2006, pp. 136-138: 137-138. Per ricostruire l'attività scientifica di Loriga, si veda Guido Baccelli, Gaetano Pieraccini, Paolo Zacchia, Angelo Celli, Bernardino Ramazzini, Ferdinando Palasciano, Luigi Carlo Farini, Luigi Sacco, Luigi Devoto, Giovanni Loriga, Giambattista Grassi, rievocati da Vittorio Puntoni [et al.], Roma, Istituto italiano di medicina sociale, 1967. [4] Giovanni Berlinguer, Le parole, le idee, i libri, gli amici d'allora, in Enrico Berlinguer, a cura di Carlo Ricchini, Eugenio Manca, Rocco Di Biasi, Ugo Baduel, Luisa Melograni, Roma, Editrice L'Unità, 1985, pp. 29-30: 30. [5] Piero Craveri, Berlinguer, Enrico, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 34, 1988, pp. 359-376: 359. [6] Chiara Valentini, Enrico Berlinguer, Milano, Feltrinelli, 2014, p. 23. [7] Ivi, pp. 25-26. [8] Giovanni Berlinguer, Le parole, le idee, i libri, gli amici d'allora, in Enrico Berlinguer, a cura di Carlo Ricchini, Eugenio Manca, Rocco Di Biasi, Ugo Baduel, Luisa Melograni, Roma, Editrice L'Unità, 1985, pp. 29-30: 30. [9] Iscritto al Partito d'azione, nel giugno 1944 ricoprì per pochi giorni la carica di commissario aggiunto all'epurazione. Nel 1945 fu chiamato a far parte della Consulta nazionale. Con lo scioglimento del Pd'az passò al Partito socialista italiano, nelle cui liste fu eletto al Senato nella I Legislatura repubblicana. Dal 1953 al 1968 fu deputato alla Camera, membro delle commissioni Giustizia (1956-1959, 1963-1968) e Affari costituzionali (1959-1963). [10] FG, AGB, Dichiarazione del senatore Giovanni Berlinguer e risposta a Carlo Ripa di Meana, settembre 1990, b. 31, fasc. 160. [11] Ivi, Circolare della Commissione culturale della Federazione romana del Pci (Roma, 18 marzo 1954), b. 13, fasc. 125. [12] Giovanni Berlinguer, Sicurezza e insicurezza sociale, Roma, Leonardo edizioni scientifiche, 1968, pp. IX-XI. [13] Id., Politica della scienza, Roma, Editori riuniti, 1970, p. 52. [14] Fabrizio Rufo, Giovanni Berlinguer: un medico, uno scienziato, un politico, in «La Rivista del Centro studi ‘Città della scienza'», 4 maggio 2016, disponibile online: http://www.cittadellascienza.it/centrostudi/2016/05/giovanni-berlinguer-un-medico-uno-scienziato-un-politico/. [15] Giovanni Berlinguer, Adalberto Minucci, Scienza e organizzazione del lavoro. Relazione generale, in Istituto Gramsci, Scienza e organizzazione del lavoro. Atti del convegno tenuto a Torino l'8-9-10 giugno 1973, a cura di Franco Ferri, vol. I, Roma, Editori riuniti, 1973, pp. 13-61. [16] Giovanni Berlinguer, Il massacro capitalista, in Almanacco Pci ‘73, a cura della Sezione centrale di stampa e propaganda del Pci, Roma, Partito comunista italiano, 1972, pp. 224-231. [17] FG, AGB, Ecologia e comunismo, Editori riuniti, 1972, b. 41, fasc. 204. [18] Enrico, se tu fossi qui fra noi, intervista di Pasquale Nonno a Giovanni Berlinguer, in «Europeo», 24 novembre 1984, pp. 31-34: 34. [19] Fabrizio Rufo, Tra scienza e politica, per una società più giusta, in Giovanni Berlinguer, La salute, tra scienza e politica. Scritti (1984-2011), Roma, Donzelli, 2016, pp. IX-XXXII: XXI. [20] Cfr. Giovanni Berlinguer, Bioetica della riproduzione, in Figli della scienza: la riproduzione artificiale umana, a cura di Valentina Lanfranchi, Sandro Favi, Roma, Editori riuniti, 1988. [21] Paolo Vineis, Contro il cinismo in medicina, in «L'Indice dei libri del mese», a. VIII, n. 8, ottobre 1991, p. 44 [22] Cfr. http://bioetica.governo.it/it/il-comitato/presentazione. [23] Fabrizio Rufo, Tra scienza e politica, per una società più giusta, in Giovanni Berlinguer, La salute, tra scienza e politica. Scritti (1984-2011), Roma, Donzelli, 2016, pp. IX-XXXII: IX. [24] Giovanni Berlinguer, Etica della salute, Milano, Il Saggiatore, 1997. [25] Id., Bioetica quotidiana, Firenze, Giunti, 2000. È di tre anni più tardi l'edizione americana Everyday bioethics: reflections on bioethical choices in daily life, Amityville (NY), Baywood, 2003. Per un resoconto delle attività svolte dal Cnb durante la presidenza Berlinguer, cfr. Id., Elena Mancini, Un bilancio dell'attività del Comitato nazionale per la bioetica nel triennio 1999-2001, in «Politeia», a. XIX, n. 69, 2003, pp. 70-78.


 

Storia archivistica

Il complesso archivistico proveniente dalla casa privata di Berlinguer era composto da circa novanta buste prive di ordinamento e di strumenti di corredo, pur mostrando alcune tracce di organizzazione operata dallo stesso soggetto produttore. Si trattava della documentazione personale e di lavoro compresa nell'arco cronologico 1944-2009: materiali di studio e ricerca, corrispondenza, schemi delle lezioni, articoli scritti da Berlinguer ordinati per anno, attestati di merito, carte congressuali. A questo nucleo documentario iniziale si sono aggiunte in seguito alcune integrazioni minori, versate dalla famiglia e da Fabrizio Rufo, allievo e collaboratore di Berlinguer. Si è giunti, così, a un fondo complessivo di 138 buste totali.


Una prima mappatura delle carte è stata portata a termine dagli archivisti della Fondazione Gramsci subito dopo l'acquisizione dell'archivio. Successivamente uno studio più approfondito è stato compiuto da Luciano Governali, che tra il 2017 e il 2018, ha prodotto un elenco più dettagliato della documentazione ed effettuato alcune proposte di ordinamento, alcune delle quali sono state recepite dal presente inventario.


Nel corso del 2019 si è proceduto al riordino dell'archivio e alla sua inventariazione informatizzata con il coordinamento diretto della Soprintendenza archivistica e bibliografica del Lazio.


 

Modalità di acquisizione

L'archivio di Giovanni Berlinguer è stato versato dai suoi eredi alla Fondazione Gramsci nel 2015 e donato con atto notarile nel 2016.

Criteri di ordinamento

L' archivio è ordinato in 5 serie: 1. Carte personali 2. Attività politica 3. Scritti e pubblicazioni 4. Attività accademica e professionale 5. Attività congressuale e soggiorni all'estero

Condizioni d'accesso

L'archivio è liberamente consultabile nel rispetto della normativa archivistica vigente e del regolamento interno della Fondazione Gramsci.
L'archivio ha ricevuto la dichiarazione di interesse storico dalla Sovrintendenza archivistica del Lazio il 18 luglio 2016.

condizioni di riproduzione

Riproduzione soggetta ad autorizzazione della Fondazione Gramsci

strumenti di ricerca

Inventario informatizzato on line a cura di Sebastian Mattei

Riferimenti bibliografici

Per una bibliografia di Giovanni Berlinguer segnaliamo: http://www.epiprev.it/materiali/2015/EP2//LIBRI/PDF/Bibliografia_selezionata.pdf

Unità di descrizione collegate

Archivio del Partito comunista italiano