Rina Marta Felicina Faccio nasce il 14 agosto 1876 ad Alessandria da Ambrogio, ingegnere e insegnante di scienze, e Ernesta Cottino. Successivamente nasceranno la sorella Corinna, il fratello Aldo e nel 1883 la sorella Iolanda. Nel luglio 1888 la famiglia Faccio si trasferisce a Porto Civitanova Marche dove Ambrogio era stato incaricato di dirigere la filiale di una vetreria milanese. Qui Rina prosegue la sua formazione scolastica sotto la guida paterna e dai dodici ai quindici anni lavora quale contabile nell´azienda del padre. Nel 1889 Ernesta Cottino, dopo una serie di crisi depressive sempre più gravi tenta il suicidio gettandosi dalla finestra. Nel 1892 viene violentata da Ulderico Pierangeli impiegato anch´egli nella vetreria; lo sposerà l´anno successivo, mentre la madre viene reclusa nel manicomio di Macerata dove resterà fino alla morte avvenuta nel 1917. Fra il 1892 e il 1894 cominciano le collaborazioni (con gli pseudonimi di Nira o Reseda) con alcuni periodici regionali occupandosi della cronaca mondana.
Il 3 aprile 1895, dopo un aborto, nasce il figlio Walter. L´anno seguente, sottoposta a continue vessazioni dovute alla gelosia del marito, tenta il suicidio. In questo periodo matura la coscienza politica e sociale di Rina, che intreccia rapporti epistolari con gli ambienti giornalistici e comincia a collaborare con diversi periodici tra cui «Vita moderna» e «Vita internazionale»; la questione femminile è al centro dei suoi interessi e dei suoi scritti. Nel 1899 la famiglia Pierangeli si trasferisce a Milano, qui Rina dirige per pochi mesi il periodico «L´Italia femminile» fondato proprio quell´anno da Emilia Mariani e frequenta l´ambiente socialista milanese. Alla fine del 1899 intreccia una breve relazione con Felice Damiani, che durerà fino al suo trasferimento a Roma. Nel 1900 rientra a Porto Civitanova Marche, la distanza la costringe a rinunciare alla direzione del «L´Italia femminile» ma intensifica la sua collaborazione con «Vita internazionale» e inizia a curare per «Novocomun» la pagina letteraria e a collaborare con il «Cyrano de Bergerac». Nel giugno 1901 stende "il nucleo generatore di Una donna" una riflessione sulla maternità.
Nel febbraio 1902 abbandona Porto Civitanova lasciando marito e figlio per trasferirsi a Roma presso la sorella Iolanda. Inizia una battaglia per ottenere la separazione legale e la custodia del figlio, non riuscendo ad ottenere né l´una né l´altra: dopo pochi anni le verranno infatti interdetti anche i rapporti epistolari con il bambino. Pochi mesi più tardi comincia la convivenza con Giovanni Cena, redattore capo della «Nuova antologia», in un appartamento di via Flaminia. Sono gli anni in cui collabora con la «Nuova antologia» (senza firmare) e con «La Tribuna», la casa della coppia è frequentata da importanti intellettuali e artisti del tempo, e Rina è attiva nel movimento femminista prendendo parte alla fondazione della sezione romana dell´Unione femminile. Fra il 1904 e il 1909 insieme a Cena, Alessandro Marcucci e ai coniugi Angelo e Anna Celli fonda le scuole festive dedicate ai contadini dell´Agro romano. Il 3 novembre 1906 esce, per la casa editrice Sten di Torino, Una donna, firmato con lo pseudonimo Sibilla Aleramo, nome che da allora assumerà per sempre
Nel 1908 partecipa al I Congresso femminile nazionale e conosce Lina Poletti con cui l´anno seguente intesserà una breve relazione. All´inizio del 1909 Aleramo e Cena sono tra i primi a recarsi in Calabria e Sicilia dopo il terremoto, e nell´ottobre dello stesso anno, compirà un altro viaggio per un´indagine sulla condizione dell´istruzione nelle regioni meridionali. L´anno successivo inizia la sua relazione con Vincenzo Cardarelli. Nel settembre lascia definitivamente Giovanni Cena, cominciando la vita errabonda che durerà fino al 1926. Nell´autunno 1911 si stabilisce a Firenze dove entra in contatto con il gruppo de «La Voce». Collabora con «Il Marzocco», «La Donna» e con «Il Resto del Carlino». L´anno dopo intesse una breve relazione con Giovanni Papini che si conclude nel giro di pochi mesi. Nell´estate 1912 Aleramo è in Corsica - dove scrive i primi versi e inizia la stesura de Il passaggio - e successivamente si stabilisce a Sorrento dove si lega a Vincenzo Gerace. Nel 1913 è a Milano, entra in contatto con il gruppo dei futuristi e si innamora, non ricambiata, di Umberto Boccioni. Dal novembre dello stesso anno si reca a Parigi dove entra in contatto con il gruppo di intellettuali legato al «Mercure de France», tornerà in Italia nel giugno 1914. A Milano incontra Michele Cascella intesse con lui una relazione spostandosi tra Firenze e Ischia. Nel 1914 le viene affidata la direzione letteraria della «La Grande illustrazione» su cui pubblica poesie. Nel 1915 Aleramo incontra Giovanni Boine e ha con lui una breve relazione; nell´autunno dello stesso anno intreccerà invece un rapporto con Fernando Agnoletti. Vive in questo periodo tra Firenze, dove lavora per l´Institut français de Florence e collabora con «La Rivista delle nazioni latine», e Milano. A Firenze e inizia una relazione con Raffaello Franchi che durerà fino alla primavera dell´anno successivo. Nella primavera 1916 incontra Dino Campana e comincia tra i due il breve e tormentato rapporto sentimentale che si concluderà poco prima dell´internamento di questi in manicomio.
Pubblica in questo periodo delle poesie su «La Brigata». Nell´agosto 1918 termina la stesura de Il passaggio, che uscirà l´anno successivo, il 1919, per la casa editrice Treves: più che un romanzo si tratta di un´autobiografia lirica e il volume andrà incontro ad un sostanziale insuccesso. Tra il 1920 e il 1922 Aleramo è a Napoli dove conosce e intreccia una relazione con l´olimpionico Tullio Bozza che chiamerà Endimione. Sono gli anni in cui vengono pubblicati da Bemporad una raccolta di poesie Momenti e un volume di prose Andando e stando, con appunti di viaggio, recensioni, brevi ritratti di intellettuali e artisti e saggi. Nel 1922 sempre con Bemporad esce invece Trasfigurazione. Nell´autunno del 1922 Aleramo è nuovamente a Parigi dove conduce vita mondana e frequenta letterati e artisti. Nel marzo 1923, a Parigi, viene rappresentato Endimione, poema drammatico destinato a non avere un grande successo: verrà infatti fischiato nel giugno del 1924 a Torino e l´anno successivo a Roma. Il testo verrà comunque pubblicato nel 1924 da Alberto Stock. Esce nello stesso anno Il mio primo amore, numero monografico del periodico, diretto da Orio Vergani, «La Terza pagina». Nell´estate scrive il dramma Francesca Diamante, rimasto a tutt´oggi inedito. Tornata a Roma conosce Julius Evola con cui ha una brevissima relazione. Firma il manifesto degli intellettuali antifascisti senza però prendere una decisa posizione politica.
Collabora in questo periodo con «La Fiera letteraria» diretta prima da Umberto Fracchia e successivamente da Giovan Battista Angioletti. Nel 1926 intreccia una relazione con Giulio Parise, il Luciano di Amo dunque sono, romanzo epistolare pubblicato l´anno successivo da Mondadori. È il primo frutto di un lungo e inquieto rapporto che legherà Aleramo a quello che sarebbe di lì a poco divenuto il maggiore editore italiano del periodo. Nell´estate del 1927 muore Ambrogio Faccio, Aleramo non riesce a dare al padre l´ultimo saluto giungendo a Pescara quando egli era già spirato. Nel dicembre 1928, pressata dal bisogno, scrive a Mussolini chiedendo un´udienza e un sussidio: questi le concederà una somma ma non il vitalizio che la scrittrice avrebbe desiderato.
Nel 1929 esce sempre per Mondadori la raccolta di liriche Poesie per cui ottenne un premio dall´Accademia d´Italia. Nella primavera del 1930 firma un contratto decennale di esclusiva con Mondadori: Aleramo si impegna a consegnare all´editore tutta la sua produzione scritta mentre Mondadori avrebbe rilevato tutte le opere precedenti e si impegna a ristampare Andando e stando, Endimione, Una donna e Il passaggio. Nello stesso anno esce Gioie d´occasione una serie di note di costume, impressioni, ritratti e episodi autobiografici, libro con cui partecipa al premio Viareggio con poca fortuna; il volume avrà invece un maggiore successo in Francia dove ottiene il premio Latinité nel 1933. Collabora in questo periodo con «Novelle novecentesche», «Il Piccolo» e «Il Popolo di Roma». Nel 1932 viene pubblicato Il Frustino romanzo ispirato alla sua vicenda sentimentale con Boine, anch´esso viene presentato al premio Viareggio sempre con scarsa fortuna.
Da sempre tormentata da difficoltà economiche Aleramo ottiene nel 1933 una pensione di 1.000 lire al mese. In quell´anno si iscrive all´Associazione nazionale fascista donne artiste e laureate e al Sindacato autori e scrittori. Tra il 1933 e il 1934 ha una breve relazione con il giornalista e scrittore Enrico Emanuelli. Il 1934 è anche l´anno in cui può finalmente rivedere il figlio Walter dopo oltre trent´anni di separazione. Nel 1935 esce con Mondadori la raccolta di poesie Si alla terra; nello stesso anno incontra e intreccia una relazione sentimentale con Salvatore Quasimodo, futuro premio nobel per la poesia, che chiamerà Virgilio. La relazione durerà poco meno di un anno. L´anno successivo conosce il giovanissimo Franco Matacotta con cui avrà un legame destinato a durare un decennio.
Nel 1938 sempre presso Mondadori esce Orsa minore. Note di taccuino una raccolta di scritti, bozzetti, impressioni. Gli anni successivi saranno segnati dalla relazione con Matacotta e dalla stesura di un romanzo autobiografico e di alcuni soggetti cinematografici rimasti inediti. Nel 1940 Aleramo inizia a tenere un diario: la scrittura di quest´ultimo la accompagnerà fino alla vigilia della morte. Nel 1945 esce con Tumminelli un estratto del diario intitolato Dal mio diario che è soprattutto la narrazione del suo amore per Matacotta e degli anni della Seconda guerra mondiale. Gli anni del conflitto sono quelli in cui matura la scelta politica che si concretizzerà nel gennaio 1946 con la richiesta della tessera del Partito comunista italiano. Comincia infatti un periodo di intensa attività di pubblicista e di conferenziera e in generale di attività politico culturale nell´ambito del Partito.
Collabora infatti con «l´Unità», «Rinascita», «Noi donne», «Vie nuove», viaggia in tutta Italia tenendo letture di poesie e conferenze. Frequenta assiduamente l´ambiente culturale dell´epoca che gravitava intorno al Partito comunista.
È il periodo di viaggi e partecipazioni a congressi e iniziative internazionali: nel 1948 è in Polonia dove partecipa al Congresso dei partigiani per la pace e l´anno successivo a Parigi sempre al Congresso mondiale della pace; nel 1950 è a Praga, due anni dopo in Unione sovietica e nel 1953 si reca invece a Budapest nuovamente al Congresso mondiale della pace. Il viaggio in Urss le ispirerà una poesia che verrà pubblicata nel 1953 insieme al testo di una conferenza tenuta ad Ancona, nel volume Russia alto paese.
Nel 1947 Mondadori pubblica Selva d´amore, una raccolta di liriche, per cui otterrà l´anno successivo il Premio Viareggio. Nello stesso anno muore Ulderico Pierangeli - ancora legalmente marito di Aleramo- e Matacotta si sposa. Nel 1949 con la casa editrice Milano-sera esce una raccolta di prose Il mondo è adolescente e l´anno successivo viene ristampato per la settima volta - per la Universale economica della Cooperativa del libro popolare - Una donna. L´anno successivo esce per le Edizioni di cultura sociale una raccolta di poesie Aiutatemi a dire, con la prefazione di Concetto Marchesi.
Nel 1954 Mondadori pubblica in unico volume, col titolo Gioie d´occasione ed altre ancora, le prose di Gioie d´occasione, quelle di Andando e stando e le note di taccuino di Orsa minore. L´anno successivo lascia la soffitta di via Margutta per trasferirsi in un appartamento in via Val Cristallina. Il 1955 è anche l´anno in cui cede i diritti per la pubblicazione dei diari - e i diari stessi - a Feltrinelli in cambio di un vitalizio di 30.000 lire al mese. Nel 1956 esce per Editori riuniti Luci della mia sera una raccolta di poesie che include oltre ad alcuni inediti le liriche già pubblicate in Aiutatemi a dire e Russia alto paese. Nel 1957 Aleramo tornerà in Unione sovietica, per un viaggio di cura questa volta. L´anno successivo esce il carteggio Aleramo-Campana, edito da Vallecchi. Il 13 gennaio 1960 in una clinica romana Sibilla Aleramo muore.
Il 7 dicembre 1959, poco meno di un mese prima di morire, Sibilla Aleramo scrive l'ultima versione del suo testamento: destina al Partito comunista italiano, nominando esecutori testamentari Palmiro Togliatti e Ranuccio Bianchi Bandinelli: "tutte le carte esistenti nella mia abitazione, ossia: i miei manoscritti inediti, quelli delle opere edite, la copiosissima corrispondenza da me ricevuta lungo il corso della vita e la raccolta di giornali e riviste che si sono occupati della mia opera e che potrebbero servire per eventuali ricerche bibliografiche e studi critici. Desidero che i manoscritti pubblicati prima e dopo la mia morte vengano radunati dal Partito stesso, compreso il grande armadio cinquecentesco che ne racchiude una parte, e gli scaffali con la raccolta delle varie edizioni delle mie opere, nell'originale e nelle traduzioni estere. Il locale dovrebbe essere aperto a ricerche sulla mia opera e sulla mia vita." È solo l'ultimo di una serie di testamenti cui Aleramo aveva affidato disposizioni per il trattamento postumo delle proprie carte, sostanziale unica ricchezza che poteva lasciare e di cui era interessata alla sorte.
Il primo risaliva al 1912 e l'esecutore testamentario era individuato in Giovanni Papini; a quest'ultimo si erano susseguite diverse versioni e modifiche, soprattutto erano cambiati gli esecutori testamentari. Una continua ricerca per individuare chi potesse - dopo la sua morte - curare le sue carte, scriverne la biografia e provvedere alla pubblicazione postuma dei suoi lavori. Nel novembre 1949 Aleramo riscrive ulteriormente il suo testamento estromettendone Franco Matacotta e affidando le proprie carte al Partito comunista nelle persone di Togliatti e Bianchi Bandinelli affinché provvedano a destinare tutti i suoi manoscritti editi alla Biblioteca nazionale di Firenze e si occupino invece della cura dei suoi manoscritti inediti. Di questo testamento ne invierà due giorni dopo una copia a Togliatti con una lettera di ringraziamento. Nel 1955 una nuova versione anch'essa inviata con lettera di accompagnamento a Togliatti: i manoscritti delle opere edite sono ancora destinati alla Biblioteca nazionale di Firenze, la modifica testamentaria si rende necessaria dalla cessione dei diari all'editore Feltrinelli in cambio di un vitalizio. Alla vigilia della morte l'ultima sostanziale modifica che destina al Partito tutti i beni della scrittrice, inclusi i diritti derivanti dalla pubblicazione delle sue opere.
Pochi giorni dopo la morte dell'Aleramo è proprio Togliatti che provvede a far rilevare il lascito dall'appartamento di via Panama e a farlo trasferire all'Istituto Gramsci di cui Bianchi Bandinelli era all'epoca presidente. L'archivio arriva all'Istituto Gramsci nel gennaio 1960 così come era rimasto dai suoi rimaneggiamenti continui. Già all'inizio degli anni Settanta, quando ancora non era stato ordinato e inventariato, l'Istituto Gramsci concede l'accesso alle carte della scrittrice.
Il 18 settembre 1975 l'archivio viene dichiarato "di notevole interesse storico" da parte della Soprintendenza archivistica del Lazio. Nel 1974 l'incarico di ordinare le carte di Aleramo viene conferito a Bruna Conti che si trovò davanti a "pacchi di tutte le forme e grandezze, confezionati con un vastissimo campionario di carte e spaghi". Questi pacchi conservavano una gran quantità di tipologie documentarie: lettere, minute, appunti, ritagli stampa, manoscritti, ma anche ritratti e quel che restava della biblioteca della scrittrice. Come racconta Bruna Conti, venire a capo di tutto quel materiale sembrò inizialmente un'impresa titanica che si accinse a compiere iniziando a "registrare le tessere di un puzzle che si sarebbe ricomposto da solo". Iniziò quindi a lavorare sulla corrispondenza che venne schedata carta per carta datando e identificando i corrispondenti e che quindi decise di ordinare cronologicamente per un totale di oltre 15.000 pezzi. La corrispondenza venne suddivisa in tre partizioni (sottoserie).
Una sottoserie raccoglie infatti le lettere di quei corrispondenti che già Aleramo aveva raggruppato per mittente e che conservano le lettere dei familiari, degli amanti e delle persone con cui i rapporti furono più stretti e di maggiore importanza nella vita della scrittrice. Un'ulteriore sottoserie conserva invece le minute, o in qualche caso gli originali restituitegli, delle lettere scritte da Aleramo (in questa serie sono in realtà conservati anche altri scritti in qualche maniera destinati o ispirati dalle diverse persone). Dopo aver ordinato la corrispondenza passò quindi a lavorare sulle opere: anche qui le carte vennero suddivise, datate e ricomposte. Vennero distinti gli scritti editi dagli inediti mentre una sezione a parte conservava gli articoli, i testi delle conferenze stampa e tutti quegli appunti presi su quaderni e, molto più frequentemente, su fogli volanti su cui la scrittrice era solita annotare pensieri, minute, brevi ritratti di persone, descrizioni di eventi e frammenti di diari. Fra le carte di Aleramo vennero inoltre trovati spezzoni di archivi di altre personalità quali Aurel, Giovanni Cena, Vincenzo Cardarelli e Michele Cascella. Nel corso degli anni la Fondazione Istituto Gramsci si è preoccupata inoltre di acquisire documentazione integrativa utile per lo studio della scrittrice: si tratta delle lettere di Aleramo (ottenute in copia e in pochi casi in originale) ma anche di interventi e documentazione diversa, attualmente conservata fra la documentazione proveniente da altri archivi. Il lascito di Sibilla Aleramo comprende anche un fondo librario: 1.532 tra volumi e opuscoli, quanto rimasto da una più ampia biblioteca cui la scrittrice ha attinto nel corso degli anni vendendo i volumi, o bruciandoli insieme alla legna da ardere per riscaldare la soffitta. Il fondo è stato catalogato ed è consultabile on line all'indirizzo. Nel corso degli anni la biblioteca della Fondazione Istituto Gramsci ha provveduto a raccogliere e mettere a disposizione degli studiosi quanto veniva pubblicato di o su Sibilla Aleramo creando una sezione a lei dedicata che è attualmente composta da 163 tra volumi e tesi di laurea e di dottorato.
L'archivio èordinato in sette serie:
1) Carte personali
2) Corrispondenza
3) Scritti
4) Materiale iconografico
5) Rassegna stampa
6) Archivi aggregati
7) Documenti provenienti da altri archivi
Inventario informatizzato online a cura di Dimitri Affri e Cristiana Pipitone.
Linda Giuva (a cura di), Guida agli archivi della Fondazione Istituto Gramsci di Roma, Roma, Editori Riuniti, 1994, pp. 75-79;
Marina Zancan, Cristiana Pipitone (a cura di), L'archivio Sibilla Aleramo. Guida alla consultazione, Roma, Fondazione Istituto Gramsci Onlus, 2006.
Si danno qui alcune indicazioni bibliografiche - senza alcuna pretesa di completezza - utili per la ricostruzione della vita e delle opere dell'Aleramo:
R. Guerricchio, Storia di Sibilla, Pisa, Nistri-Lischi, 1974;
S. Aleramo, Diario di una donna. Inediti 1945-1960, a cura di A. Morino, Milano, Feltrinelli, 1978;
B. Conti (a cura di), Aleramo Sibilla, La donna e il femminismo. Scritti 1897 - 1910, Roma, Editori Riuniti, 1978.
S. Aleramo, Un amore insolito. Diario 1940-1944, a cura di A. Morino, Milano, Feltrinelli, 1979;
B. Conti, A. Morino (a cura di), Sibilla Aleramo e il suo tempo. Vita raccontata e illustrata, Milano, Feltrinelli, 1981;
A. Buttafuoco, Marina Zancan (a cura di), Svelamento. Sibilla Aleramo: una biografia intellettuale, Milano, Feltrinelli, 1988;
Per una bibliografia delle opere dell'Aleramo i rinvia alla bibliografia a cura di Alessandra Spada in A. Buttafuoco, Marina Zancan (a cura di), Svelamento. Sibilla Aleramo: una biografia intellettuale, Milano, Feltrinelli, 1988.